
Il flamenco non canta solo l’amore, la delusione o la festa. Fin dalle sue origini è stato una forma di espressione delle classi popolari: braccianti, minatori, fabbri, lavandaie, carbonai e altri lavoratori che hanno forgiato la loro vita nel sudore e nel lamento. In occasione della Giornata Internazionale dei Lavoratori, è giusto e necessario valorizzare questo lato combattivo e testimoniale dell’arte jondo.
Canti di mestiere e di resistenza
I cosiddetti canti del lavoro riflettono la durezza delle fatiche quotidiane. Tra questi spiccano:
- Le tonás, tra i palos più antichi, venivano intonate dai fabbri mentre forgiavano il ferro, seguendo il ritmo del martello. Il loro tono secco e profondo trasmette una forza primitiva, quasi rituale.
- Le martinetes, strettamente legate al lavoro nella forgia, esprimono con crudezza la lotta dell’uomo contro gli elementi.
- Le tarantas e mineras, nate nei bacini minerari di Almería e La Unión, raccontano il dolore del lavoro sotto terra, la fatica, la malattia e a volte la morte. Sono canti di malinconia profonda, con un quejío che sembra provenire direttamente dal cuore della miniera.
- Le seguidillas e fandangos abandolaos, anch’essi legati al mondo rurale, raccolgono esperienze della campagna andalusa, dove i braccianti sopportavano condizioni estreme e lottavano per sopravvivere tra intemperie e scarsità.
Il cante come denuncia e memoria collettiva
Attraverso questi canti, il flamenco diventa un megafono contro le ingiustizie sociali. Non è un caso che molti testi parlino di fame, sfruttamento, sradicamento o emigrazione. Dietro ogni quejío c’è una storia che non va dimenticata.
Sul palcoscenico di un tablao vediamo spesso il volto più festoso e virtuoso del flamenco, ma non dobbiamo dimenticare le sue radici popolari e rivendicative. In questi tempi in cui si continua a lottare per condizioni di lavoro dignitose, il cante flamenco ci ricorda da dove veniamo e perché non possiamo smettere di far sentire la nostra voce.
Oggi, 1º maggio, anche il flamenco è presente
Dal nostro angolo di Siviglia celebriamo questa giornata ricordando che il flamenco è anche memoria, resistenza e dignità. E ogni volta che risuona una toná o una minera, si sente l’eco di chi ha lavorato duramente, spesso in silenzio, ma sempre con l’anima.